Storia del Palio

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Dalle origini ad oggi: ecco come è nata la famosa manifestazione senese

La parola palio deriva dal latinopalliumche significa drappo. Nel Medioevo il premio per il vincitore di una corsa – di cavalli, ma non solo – era appunto un drappo di tessuto prezioso ed era detto proprio “pallium”: palio. Quindi il premio “pallium” dette il nome sia alla corsa che a tutta la festa collegata ad essa. A Siena la corsa di cavalli in onore della Vergine Assunta – venerata come regina della città – era la “festa nazionale” della Repubblica. Il Palio era infatti il momento culminante delle celebrazioni dell’Assunta e si teneva il 15 agosto al termine della cerimonia dell’offerta dei ceri alla Madonna da parte delle città, terre e castelli sottomessi alla Repubblica di Siena. Questa corsa si svolgeva su un tracciato lineare che partiva da dentro alla Porta Romana e arrivava davanti al Duomo: perciò era detta “Palio alla lunga. Il documento più antico che testimonia questo “primo” Palio risale al 1239 e tratta di giustizia paliesca. Il Palio alla lunga continuò ad essere organizzato anche dopo la fine della Repubblica senese nel 1559, ma andò decadendo nel corso dei secoli, e perse sempre più interesse finché non venne definitivamente abolito nel 1874.

Nella seconda metà del XVI secolo, mentre le cacce di tori – che erano state fino ad allora la principale manifestazione a cui le Contrade prendevano parte – andavano verso il loro tramonto, le Contrade di Siena cominciarono a sfidarsi in una serie di corse che si tenevano nel territorio di una di esse, generalmente in occasione delle rispettive festività religiose. Queste competizioni si definiscono Palii rionali, proprio perché il percorso attraversava le strade della Contrada che organizzava la corsa. Si disputavano con cavalli, cavalle, asini, mule, bufale, e si affermarono alla svelta tra i Senesi. Nel 1581 quasi ogni Contrada organizzò il suo palio rionale.

Il 26 giugno 1605 le Contrade inscenarono per la prima volta una corsa in Piazza del Campo quando, per festeggiare l’elezione a Papa di Paolo V – che apparteneva alla famiglia senese dei Borghesi – la Balia organizzò una bufalata, a cui parteciparono Bruco, Chiocciola, Lupa e Torre, e che fu vinta dal Bruco. Le bufalate erano corse intorno alla Piazza. Presentate dalle Contrade, le bufale erano scortate da dodici pungolatori, muniti di un lungo bastone chiodato. Il percorso, che era lungo tre giri, partiva dal Vicolo di S. Paolo e la mossa si dava con uno squillo di tromba. Lo spettacolo piacque tantissimo, perché finalmente tutti gli spettatori potevano seguire l’intero svolgimento della corsa intorno alla Piazza, a differenza dei palii alla lunga, e così le Contrade continuarono a correre bufalate fino almeno al 1650.

La corsa era preceduta da un sontuoso corteo che si snodava lungo l’anello del Campo, nel quale sfilavano le comparse delle Contrade partecipanti, composte dall’alfiere con la bandiera, dai figuranti in livrea, e da un carro allegorico rappresentante un’invenzione (generalmente una scena ispirata dalla mitologia classica), oppure l’animale simbolo della Contrada. Oltre al palio che andava in premio alla Contrada vincitrice della corsa, si consolida l’usanza di assegnare un premio per la migliore invenzione ed un premio per la migliore comparsa, che si tramuterà nell’attuale Masgalano, cioè il trofeo (tradizionalmente un bacile d’argento finemente lavorato, ma non solo) che ancora oggi si assegna con la stessa motivazione.

Nelle prime decadi del Seicento il Palio concluse il suo processo di trasferimento in Piazza del Campo e la sua trasformazione in festa popolare. La proposta di correre il Palio in Piazza venne ufficialmente al Comune l’11 luglio 1605 dai Deputati della festa per il Palio d’agosto, il Capitano Sigismondo Santi e il Cavalier Fortunio Martini.

Nel 1656, il Palio alla tonda assunse forma strutturalmente definitiva a cadenza regolare, riunendo passione di popolo e di nobili. Ad essa si aggiunse l’ultimo elemento che mancava, in una città di tanto acceso misticismo: la dedica alla Madonna. Il culto si accrebbe enormemente quando circolò la storia di un soldato spagnolo ubriaco che volle sparare un colpo di archibugio alla sacra immagine: l’archibugio scoppiò uccidendo sul colpo il sacrilego. La festa titolare intorno alla grande collegiata, che era sorta con rapidità inusitata per ospitare la sacra immagine, riguardò subito non il rione ma l’intera città, e dal 1656 la Madonna miracolosa di Provenzano ebbe il suo Palio popolare che si corse in Piazza del Campo tra le Contrade, come compimento della sua annuale festiva liturgia.

I fantini furono subito mercenari. Erano quei butteri bene in arnese che avevano giostrato nelle mischie delle bufalate e che portarono nei Palii alla tonda una virulenza che l’aristocratico Palio alla lunga aveva in misura assai minore. Dal 1657 si stabilì che i fantini corressero “alla bisdossa” ossia a pelo. Attorno al 1666 vi fu l’istituzione della “tratta” (da trahere, tirare a sorte). L’assegnazione a sorte dei cavalli alle Contrade avveniva al prato di Camollia, fuori le mura. Nasceva il costume ricorrente e conservato fino ad oggi di scegliere un lotto omogeneo di cavalli. Dal 1685 le Contrade furono obbligate a correre il Palio anche se avevano avuto un cattivo cavallo. La partecipazione alla festa divenne un onore e un obbligo civico.

Dopo la prima edizione nel 1659, quando una delibera della Biccherna accettò la proposta dei Deputati della Festa di Provenzano, venne stabilito che il Palio venisse corso ogni anno, “in onore della Visitazione di Maria a S. Elisabetta”, ovvero il 2 di luglio. In quella data si celebrava anche il miracolo della Madonna di Provenzano, alla quale era stata innalzata una magnifica basilica ed alla quale venne dedicata la corsa. In tale anno venne dunque istituzionalizzato il Palio del 2 luglio e si cominciò a correre con cadenza annuale.

L’Oca, vincitrice del Palio di luglio 1701, chiese ufficialmente di “ricorrere il Palio vinto“, ossia di rimettere in palio la vincita, facendo svolgere un’altra carriera il 16 agosto per le feste dell’Assunta. Nel 1774 il Comune omologò l’organizzazione dei due Palii. Il Palio trovò anche la sua regolamentazione definitiva: il 16 maggio 1721 il collegio di Balìa emise un bando che costituisce il moderno regolamento del Palio. Un altro documento di questi anni che sarebbe rimasto come pietra miliare nella storia del Palio è il bando sui nuovi confini delle Contrade promulgato nel 1729 da Beatrice Violante di Baviera, Governatrice di Siena, per porre fine alle continue controversie tra Contrade aventi per oggetto non solo i confini tra di esse ma anche il loro numero ed entità demografica.

Finalmente nel 1802 anche il Palio d’agosto venne istituzionalizzato, e con l’organizzazione da parte della Municipalità anche della seconda carriera annuale si impedì il rischio che la Contrada vincitrice di luglio non avesse intenzione di organizzare la “rincorsa”. Dal Palio d’agosto del 1805 si stabilì poi che il metodo di estrazione a sorte delle Contrade seguisse lo stesso di luglio e da quella data si è proceduto così fino ad oggi.

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