Sala del Risorgimento

31 luglio - sala risorgimento

Una sala del Palazzo Pubblico di Siena rende omaggio al primo Re dell’Italia unita

Sebbene Siena sia una città fortemente legata al Medioevo, vi si possono facilmente trovare traccia di un’altra epoca cruciale per la storia d’Italia: quella del Risorgimento.

La Siena risorgimentale ha le sue più importanti testimonianze in Piazza del Campo, anche in tal caso cuore della città, da sempre teatro dei maggiori avvenimenti, luogo simbolo della passione civica.
Alla metà dell’Ottocento Siena contava poco più di 32.000 abitanti, la città era tutta compresa entro il cerchio delle antiche mura e alle loro porte vigilavano le guardie daziere. Ma non tanto da impedire l’ingresso delle nuove idee che andavano a turbare i sonni di coloro che ritenevano l’Unità d’Italia un mero incidente di percorso, auspicando una pronta restaurazione del Granducato di Toscana e, soprattutto, del potere temporale della Chiesa.

A Siena le idee liberali avevano messo radici. Nel 1830, quando Giuseppe Mazzini aveva visitato la città, erano stati sequestrati diversi fazzoletti tricolori dei quali il governo centrale aveva severamente proibito la diffusione. Aumentavano gli affiliati alla Giovine Italia, tanto che in una preoccupata relazione del delegato governativo veniva segnalato come la maggior parte degli scolari fossero «imbevuti delle moderne massime».

Lo stesso Mazzini nell’agosto del ’33 prendeva atto che «il Senese è organizzato da capo a fondo e suscettibile d’essere infiammato a fare». Siena fu, dunque, città patriottica della prima ora.

Non meraviglia, dunque, se dopo la morte di Vittorio Emanuele II nel 1878 il sindaco Luciano Banchi, fin da giovane fervente sostenitore degli ideali risorgimentali, propose di onorare il primo sovrano italiano dedicandogli uno spazio del Palazzo Pubblico – La sala del Risorgimento, appunto – e intitolandogli la Piazza del Campo che, come forse non tutti sanno, per tutto il periodo monarchico si chiamò piazza Vittorio Emanuele II.

Il progetto prevedeva la decorazione pittorica di un’intera sala del palazzo e per coordinarne i lavori venne chiamato il direttore dell’Istituto d’Arte di Siena Luigi Mussini, convinto patriota. Il Mussini ingaggiò i migliori artisti senesi che diedero vita al ciclo di affreschi oggi visibili nella cosiddetta Sala del Risorgimento inaugurata nel 1890.
Visitando la Sala del Risorgimento, oggi parte del Museo Civico di Siena, assistiamo ad uno spaccato di storia ottocentesca. Gli affreschi – opera di Pietro Aldi, Amos Cassioli e Cesare Maccari – raffigurano episodi delle Guerre di Indipendenza e celebrano l’eroismo dei patrioti e l’Italia finalmente unita sotto la corona di Re Vittorio Emanuele II.

Nella sala trovano posto anche alcune sculture di artisti senesi dell’Ottocento come Giovanni Dupré, Tito Sarrocchi, ed Enea Becheroni. Una di queste, la Tristitia di Emilio Gallori, venne presentata all’Esposizione universale di Parigi del 1900, dove venne premiata con medaglia d’oro.

Due vetrine contengono cimeli risorgimentali. Vi è la divisa indossata dal re nella battaglia di San Martino, che lui stesso aveva donato a Luigi Mussini per ringraziarlo di un ritratto eseguitogli. Nella seconda teca è conservata la foto, la camicia rossa e altri oggetti garibaldini appartenuti a Luciano Raveggi (senese nativo di Orbetello) che aveva partecipato alla spedizione dei Mille.

Dove: Museo Civico, Palazzo Comunale (Piazza Il Campo)
Quando: tutti i giorni ore 10,00-19,00 (chiusura biglietteria e ultimo ingresso ore 18,15)
Ticket: https://bit.ly/bigliettimuseocivico

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