Un maestoso ciclo di affreschi quattrocenteschi nell’antico ospedale di Siena
Negli affreschi del Pellegrinaio il Santa Maria della Scala si racconta attraverso storie, immagini e volti. Siamo all’interno della corsia dell’antico Spedale, in cui venivano ospitati i pellegrini, i viandanti e gli infermi, e si tratta di una delle testimonianze più prestigiose del suggestivo percorso artistico del Santa Maria della Scala. Vi si accede attraverso il Passeggio, un grande ambiente voltato, completamente ristrutturato agli inizi del XVII secolo sul quale si affacciano diversi spazi espositivi tra cui la sala San Pio.
Di chiara derivazione francese – numerosissimi sono infatti gli esempi di spazi longitudinali nell’edilizia cistercense a partire dal XII secolo – il Pellegrinaio ribadisce ulteriormente gli intensi contatti europei della città, privilegiata, come abbiamo avuto modo di scoprire visitando molte altre meraviglie, dalla sua collocazione sulla Via Francigena.
L’edificazione di questa scenografica corsia, resa unica dalla presenza della luce che la inonda entrando dalla finestra su uno dei due lati corti, risale al terzo decennio del XIV secolo, anche se l’assetto strutturale definitivo si avrà intorno al 1380.
L’ambiente rivestiva un’importanza particolare, sia perché al centro del complesso, sia per la particolare cura riservata all’ospitalità dei pellegrini di passaggio sulla Francigena diretti a Roma o di ritorno: i Senesi sapevano bene che proprio tale flusso aveva innescato la fortuna cittadina, facendovi transitare un numero straordinario di persone (e quindi di beni e capitali) proprio da quando era stata deviata, nell’Alto Medioevo, la Via Cassia.
All’inizio del ‘400 venne sostituita la pericolante copertura in legno con le sei volte attuali e furono realizzati gli originali capitelli, anch’essi di evidente influenza francese. Nella seconda metà del ‘500 venne infine aggiunta l’ultima campata vicino alla finestra che si affaccia sulla sottostante vallata – il Fosso di Sant’Ansano.
Ciò che più conquista la vista nel Pellgrinaio è ovviamente il grande ciclo pittorico che ne adorna le pareti, e che si deve alla volontà del rettore dello Spedale, Giovanni di Francesco Buzzichelli, il quale nel 1441 (ca) chiamò a realizzarlo due pittori senesi: Lorenzo Vecchietta e Domenico di Bartolo, ai quali si aggiunse per una delle storie Priamo della Quercia.
La scelta del rettore impresse anche un significativo cambiamento in senso fortemente umanistico, con nuove composizioni governate da una rigorosa prospettiva, rigorosa, rivoluzionaria in un’epoca in cui tali novità non erano pienamente assimilate nemmeno a Firenze.
Il ciclo affrescato si trova sulle quattro campate centrali del Pellegrinaio, anche se nella prima rispetto alla piazza si possono intravedere ancora alcune tracce di affresco, da riferire probabilmente a precedenti dipinti raffiguranti le Storie di Tobia, sempre del Vecchietta, e di Luciano di Giovanni da Velletri.
Il soggetto degli affreschi era la storia e la missione dell’ospedale, rappresentata con un modello di riferimento che non era più costituito quello dei cicli religiosi su più registri, ma piuttosto quello delle composizioni profane che prevalentemente illustravano cicli cavallereschi o comunque storie “civili” nelle pareti delle sale di rappresentanza delle dimore private o nei saloni dei palazzi pubblici. Questa revisione in chiave rinascimentale voleva svincolare i soggetti degli affreschi dalle tematiche religiose e concentrare l’attenzione sull’illustrazione dei miti laici della fondazione dell’istituzione o sulla realistica rappresentazione delle opere di pietà che quotidianamente ne contraddistinguevano la vita.
Lo stesso uso della prospettiva, che crea fondali fantasiosi ma realistici, fu una scelta fortemente innovativa, anticipatrice addirittura rispetto ai fiorentini, che l’avevano inventata circa venticinque anni prima ma che, a dispetto dei primi pionieri, faticava a radicarsi.
Le volte invece furono affrescate dal bolognese Agostino di Marsilio con santi (negli arconi) e profeti (nelle vele), tra il 1440 e il 1462. L’ultima campata è cinquecentesca anche nella volta.
Tra tutti gli affreschi del Pellegrinaio, il Governo e Cura degli Infermi è senz’altro il più conosciuto e quello che forse meglio illustra l’attività svolta all’interno dell’ospedale. La critica ha identificato nei due ambienti che si incrociano al centro della scena le attuali sale del Passeggio e di San Pio.
Attraverso una attenta lettura di questo dipinto gli studiosi hanno potuto fornire una puntuale ricostruzione di alcuni ambienti dell’ospedale, documentandone minuziosamente la vita quotidiana, scandita fin dall’inizio del Trecento dalle rigorose disposizioni statutarie.
Al centro sono posti il rettore, i frati dell’ospedale e, al loro fianco, il chirurgo. Sulla sinistra è invece rappresentata la medicina fisica con un assistente che sta adagiando un malato sulla barella e due medici che si stanno consultando sulle urine contenute nel recipiente di vetro. Al centro, più in basso, un giovane ferito a una coscia viene lavato da un inserviente prima dell’intervento. Sulla destra un monaco sta confessando un paziente, mentre due inservienti stanno trasportando una barella.
Se volete immergervi nel Medioevo e vedere uno spaccato di vita quotidiana dell’antico Spedale e della vita che vi si affacendava intorno, il Pellegrinaio è sicuramente il luogo giusto.