A volte dietro il più anonimo portone troviamo un mondo inaspettato. È il caso di Palazzo Vestri, a Siena
Ad esempio, nel territorio della contrada della Torre c’è un palazzo senza scale. Al loro posto si trova infatti una rampa elicoidale, priva di scalini, che sale dal cortile interno del palazzo e si avvolge in morbide volute fino all’ultimo piano della struttura. La costruzione, di per sé massiccia ed imponente, trasmette invece un senso di leggerezza e movimento, proprio grazie alla forma elicoidale con cui è stata progettata.
L’intero edificio risale al periodo settecentesco, e costituisce anche un frammento importante di storia risorgimentale della città di Siena: qui infatti abitò la garibaldina Baldovina Vestri, “compagna coraggiosa” dalla vita avventurosa e avvolta nel mistero.
Baldovina nasce il 24 febbraio 1840 e trascorre la gioventù nella casa di famiglia, Palazzo Vestri, dove abita anche un altro mazziniano, Crispino Cavallini. Il padre Giovanni è una testa calda: a seguito del ferimento di un poliziotto viene incarcerato a Volterra, dove ha modo di imparare a lavorare l’alabastro, arte che poi insegnerà al suo affittuario, che è nientemeno che Cesare Maccari, ed altri rinomati artisti che frequentano la sua bottega.
Baldovina, appassionata contradaiola della Torre, cresce in questo fervore politico e culturale – il fratello Archimede è architetto e realizzerà il progetto della loggia di Piazza Indipendenza – e si forma nel solco degli ideali patriottici, mazziniani e garibaldini della sua famiglia. Nel 1867, a 16 anni, incontra Garibaldi quando il generale passa da Siena insieme alla figlia Teresita per assistere al Palio, corso in suo onore il 15 agosto anziché il 16 come di norma. Baldovina lo segue nell’Agro Romano e nella battaglia di Mentana con il ruolo di vivandiera, anche se in realtà svolge tanti altri compiti: infermiera, stalliera, ricarica i fucili, trascina via i compagni feriti e morti.
Colpito dal suo coraggio, Garibaldi le regala la camicia rossa che Baldovina non toglie mai più. Torna a Siena negli anni Ottanta dell’Ottocento e si dedica all’assistenza dei sofferenti e dei poveri, per i quali raccoglie anche offerte con la gavetta in giro per la città. È attiva nei comitati di assistenza agli orfani e alle vedove di guerra, e diviene una delle prime donne che si associano alla neonata Pubblica Assistenza, alla quale viene ammessa il 1° febbraio 1895 con la tessera n.6. Dopo essere stata in prima fila anche durante la I Guerra Mondiale, muore nel 1931: dei suoi funerali si fa carico l’Amministrazione Comunale e ci partecipa tutta Siena. Secondo le sue volontà, viene sepolta nel cosiddetto “Quadrilatero dei Garibaldini” nel cimitero del Laterino insieme alla sua camicia rossa.
Dove: Via di Salicotto
Quando: Palazzo Privato, provate a suonare chiedendo di poter vedere la scala…