Il famoso ciclo di affreschi di Ambrogio Lorenzetti che si trova nel Museo Civico di Siena
E’ uno dei cicli di affreschi più rappresentativi del Medioevo e si trova a Palazzo Pubblico, nella sala dei Nove, luogo fulcro del potere politico cittadino.
Realizzati da Ambrogio Lorenzetti tra il 1337 e il 1339, questi affreschi dovevano essere di ispirazione per governatori e cittadini. Il ciclo è composto da quattro scene disposte lungo il registro superiore di tre pareti della Sala del Consiglio dei Nove, detta anche Sala della Pace.
Nella parete Nord è rappresentata una figura femminile, una regina vestita di porpora e d’oro: è Giustizia. Sopra di lei, la Sapienza Divina regge la bilancia. Sui piatti della bilancia si trovano da un lato la Giustizia Commutativa che si basa sul principio di equità, dall’altro la Giustizia distributiva che premia il buono e punisce il cattivo.
Dai due piatti partono due corde che giungono alle mani della Concordia la quale ha una pialla sulle gambe per levigare gli attriti. Concordia passa la corda a 24 cittadini senesi i quali si legano tra loro.
Sono loro a decidere a chi dare l’altro capo della corda, tenuto in mano da una figura rappresentata dimensionalmente più grande: un uomo, sembrerebbe un re, rappresenta il Comune di Siena. Sono vari i simboli che suggeriscono che il grande uomo raffiguri il Comune di Siena: la lupa con i gemelli ai suoi piedi, la veste soppannata in Palio, la Vergine con il bambino sullo scudo.
Affianco al grande uomo si trovano le quattro virtù cardinali e operative: Temperanza, Giustizia, Prudenza e Fortezza. A queste Lorenzetti aggiunge la Magnanimità e la Pace. La Pace risulta essere al centro dell’affresco e ne diventa quindi il focus, anche grazie alla sua bellezza e grazia.
Tra i cittadini, chi sceglie di non legarsi alla corda sceglie il male, la corda diventa prigione e questo è il loro destino.
Nella parete orientale vengono raffigurati gli effetti del buon governo. Lorenzetti raffigura una Siena bellissima dove la comunità cresce e si sviluppa mettendo al centro il bene comune. In ogni angolo ci sono persone che lavorano: il notaio, i tessitori, i commercianti, i contadini e il pastore.
Nella parte centrale si può osservare una sposa con il corteo nuziale mentre intorno a loro alcuni uomini parlano tra loro, le donne ballano e i bambini giocano.
Gli effetti del buon governo arrivano anche nella campagna circostante, che diventa un grande giardino. La porta della città e la via trafficata diventano teatro di commerci mentre sfila il famoso maiale di cinta senese. Sullo sfondo il magnifico paesaggio della campagna senese e campi coltivati.
Su questo affresco campeggia la figura allegorica di Sicurezza, che rappresenta l’ultimo sigillo di una città ben governata.
Sulla parete occidentale viene invece rappresentato l’esatto opposto: l’allegoria degli effetti del cattivo governo.
Qui la situazione è completamente ribaltata: Giustizia, spogliata delle vesti, è legata e piangente. Il bene comune è sostituito da un tiranno strabico raffigurato con sembianze demoniache, rappresenta colui che nella comunità cerca solo il proprio bene. Intorno a lui si trovano i sei vizi capitali in opposizione alle sei virtù. Al posto della bianca figura della Pace c’è la nera figura della Guerra.
Gli effetti sulla comunità sono completamente opposti alla scena orientale. Siena appare cadente e in rovina, i soldati distruggono quello che trovano e lavora solamente chi fabbrica armi. Nella campagna vige distruzione e desolazione, al posto di Sicurezza c’è un’altra figura demoniaca: Timor.
Egli tiene un cartiglio con su scritto: «per volere il bene proprio in questa terra sommesse la giustizia a tirannia».